Quando le parole non bastano per descrivere un vissuto o un’emozione è utile ricorrere a strumenti complementari che aiutino la cura psicoterapeutica del paziente. Ciò risulta necessario nel dialogo terapeutico per ampliare/esplorare nuove possibilità e direzioni di lavoro ed è vantaggioso con pazienti che hanno bisogno di mezzi espressivi/artistici differenti per percorrere “esperienze subcorticali”.
Uno degli strumenti più usati oggi è la fotografia, un medium artistico potente dal punto di vista emotivo e comunicativo che si è diffuso in orientamenti psicoterapeutici di diverso indirizzo tra cui quello biosistemico.
In una fotografia è possibile rivivere il passato, riflettere sul presente e immaginarsi il proprio futuro e, se il paziente è guidato correttamente, svelerà il proprio sistema di valori, i giudizi e le aspettative verso di sé e il mondo, narrando le proprie emozioni sulla base dei suoi scatti e delle immagini da lui scelte. Corpo e fotografia insieme potenziano il processo di comunicazione del paziente con se stesso. L’empatia aiuta il terapeuta ad entrare nel processo intimo del paziente poiché le immagini non mostrano una realtà oggettiva ma sono degli “oggetti proiettivi” ai quali l’osservatore attribuisce significati personali, emozioni, memorie. Ciò che rende la narrazione fotografica efficace per la terapia è quindi il suo essere densa di significati.
Per accedere a un livello di comprensione più profonda, nel lavoro fototerapeutico psicocorporeo si utilizzano tecniche esplorative e di approfondimento corporeo (esercizi di respirazione, grounding, parole chiavi, gesti chiave, contatto, ecc.) . La possibilità di esprimersi liberamente, senza giudizio né interpretazione, permette al paziente di far emergere contenuti profondi e, al terapeuta di accogliere i movimenti di espansione dell’identità del soggetto, favorendo il completamento dell’ azione emotiva interrotta. Gradualmente con il normale procedimento della terapia il paziente acquisirà consapevolezza dei suoi schemi ripetuti che hanno origine nel passato e costruirà insieme al terapeuta delle linee di azione più efficaci per il futuro.
All’interno della fototerapia, l’autoritratto è una delle tecniche che si è rivelata efficace nell’accompagnare il soggetto nella “ri-costruzione” della propria identità. Nell’autoritratto la persona esplora se stessa senza interferenze esterne, nessuno che osserva, che giudica e attraverso tale tecnica può anche “cercarsi” e riconoscersi in immagini nuove e diverse da quelle preventivamente interiorizzate. Scoprire la propria “Ombra” permette di dare maggiore luce e spessore all’identità del paziente e l’integrazione di queste parti sgradite fa sì che la stessa personalità dell’individuo si arricchisca.
La fotografia è come uno specchio che permette, all’interno della relazione terapeutica, di Ri-incontrarsi. L’autoritratto è quindi uno strumento che può risultare estremamente utile nella terapia in quanto permette al paziente di conoscere e di confrontarsi profondamente con la propria immagine interiore ed esteriore, discutere di tematiche quali l’accettazione e l’autostima e riconoscere le emozioni più recondite. Attraverso le fotografia si può anche accompagnare il paziente a costruire memoria dell’evoluzione di sé, lavorando sulle sue risorse, sulle sue potenzialità e su i suoi desideri. Il lavoro con le foto è dunque utile per tutti coloro che vogliono accedere a memorie profonde, a chi vuole lavorare sullo sviluppo di sé e della propria identità, a chi vuole ricucire un’immagine frammentata, a chi vuole riconoscersi e sentirsi.