L’autostima è l’esito dello sguardo che rivolgiamo a noi stessi, nei diversi aspetti che ci caratterizzano: l’aspetto fisico, le competenze, i risultati personali e professionali, le relazioni.

L’autostima è principalmente un fatto di percezione e di interpretazione della realtà ed è data dalla valutazione di sé come persona competente che ha fiducia nell’efficacia delle proprie azioni (senso di autoefficacia) e dall’intima convinzione di possedere un valore intrinseco in quanto persona degna di essere apprezzata e amata.

L’autoefficacia, secondo Bandura, è la fiducia che ogni persona ha rispetto alle proprie capacità di ottenere gli effetti voluti agendo sull’ambiente. Le persone che possiedono alti livelli di autoefficacia sentono di riuscire a raggiungere gli obiettivi che si pongono e si sentono all’altezza delle sfide della  vita. Chi invece possiede un basso livello di autoefficacia ha poca fiducia nelle proprie capacità e conoscenze,  teme nuove situazioni, immagina gli ostacoli come insormontabili e spesso evita di affrontarli.

La convinzione di meritare di essere apprezzati e amati deriva dalla capacità di accettarsi e avere rispetto per “chi siamo” ed è un’idea che prende corpo in noi fin dalle prime esperienze di vita.

 

Ma come nasce l’autostima?

Essa si costruisce nella prima infanzia ed è influenzata dal contatto e dallo sguardo che abbiamo ricevuto nelle nostre relazioni primarie.  I messaggi precoci di chi si è preso cura di noi hanno impresso nella nostra mente delle convinzioni che si sono radicate e che ancora oggi influenzano il dialogo che ciascuno ha con se stesso. Per cui, in primis i genitori e poi le altre figure che sono state responsabili del nostro sviluppo (familiari, insegnanti, amici) hanno contribuito con i loro messaggi alla percezione che ognuno ha di sé e del proprio valore.

Tra gli elementi che interferiscono nella costruzione di una buona autostima possiamo identificare:

  • l’eccesso di protezione da parte dei genitori che non ha permesso al bambino di esplorare l’ambiente e mettersi alla prova;
  • critiche costanti;
  • enfasi sulla mancanza;
  • assenza di riconoscimento e lode per i risultati;
  • aspettative troppo elevate o troppo basse;
  • fallimenti scolastici ripetuti;
  • abuso fisico.

 

Chi ha una scarsa autostima può essere predisposto all’ insorgenza di disturbi psicologici (ansia, depressione, disturbi alimentari, dipendenze) e problematiche relazionali/affettive poiché la sfiducia in sé raggiunge dei livelli così elevati da produrre comportamenti disfunzionali che vanno a rinforzare l’idea di Sé come persona deficitaria e inadeguata.  Il perfezionismo patologico è un atteggiamento che si può ritrovare in individui con scarsa autostima i quali sono eccessivamente preoccupati rispetto alla propria performance, in diversi ambiti della loro vita, a tal punto che arrivano ad esigere da loro stessi e a volte anche dagli altri sempre di più, ipercriticando il proprio comportamento e vivendo in uno stato di continua tensione. Il sentirsi ripetutamente inappropriati li spinge ad andare continuamente oltre i propri limiti alla ricerca di un Ideale del Sè che possa garantire loro l’approvazione dagli altri e da se stessi, ma sperimentando continuamente un senso di delusione e insoddisfazione.

Nel lavoro psicoterapeutico si lavora affinché la persona possa ristrutturare la convinzione, a volte implicita, che ha di Sé la quale è radicata anche nel suo corpo, dove sono impresse le tracce delle esperienze personali passate. Lavorare terapeuticamente anche attraverso il corpo  significa dunque dare l’opportunità alla persona di ricontattare i bisogni più profondi, fare esperienza di ciò che gli è stato negato e/o inibito e sentirsi meritevoli e capaci di andare verso ciò che si desidera. Uno dei modi attraverso i quali è possibile giungere a questo obiettivo nella terapia psicocorporea è per esempio il lavoro sul grounding o radicamento attraverso il quale la persona può gradualmente riacquistare un senso di sicurezza interiore e ri-costruire la fiducia di base, necessaria per andare incontro alla vita. Ri-sentire e riappropriarsi del proprio corpo è fondamentale per poter ristrutturare l’immagine interna che l’individuo ha di se stesso, ridurre la discrepanza tra il Sé reale e quello Ideale e ridefinire i propri limiti poiché, per far sì che emergano delle convinzioni nuove e positive su di Sé è necessario ri-trovare la sensibilità e l’energia del corpo vitale.

Alessandra Sirianni